Il Borgo dei Normanni
Cenni Storici

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"La storia di un borgo è racchiusa nei suoi vicoli stretti e nei sorrisi delle persone che lo abitano"

Colliano – le leggendarie origini

Alla luce della documentazione storica è pressocché impossibile definire come e quando sorse il borgo di Colliano. Però, alla sua fondazione sono legate due leggende. La prima è stata tramandata da Giambattista da Palo, un monaco Palomontese del XVII secolo che racconta che un certo Sicolo era signore di Traduolo (un’antica cittadina sita nell’attuale frazione Perrazze), capitale di un impero che si estendeva fino alla Sicilia e aveva due figli, Culiano e Polo, due prodi guerrieri. Probabilmente erano di origine germanica, ed entrambi andarono in aiuto di un loro parente, allora signore di Conza che era in guerra con il signore di Lacedonia. Vinsero questa battaglia e dopo diverse peripezie iniziarono il loro viaggio verso casa ma, per strada, appresero che Traduolo era stata distrutta dal fango. Entrambi cominciarono a pensare di costruire una nuova città sui resti di quella antica e di cui sarebbe stato signore Polo che, nella battaglia appena affrontata, si era distinto per coraggio e bravura. Culiano si oppose e iniziò un’aspra lite tra i due che si risolse con una scelta: entrambi avrebbero avuto la propria città, fondando, rispettivamente, Palo (Palomonte) ed Eculiano (Colliano).

Un’altra leggenda narra che, quando venne edificata Colliano la Madonna, per permettere ai Collianesi di accedere alle zone rurali della montagna, tolse un’enorme pietra dal monte Carpineta per aprirvi un varco. Di poi, la Madonna si pose in testa quella pietra e la trasportò nella zona bassa del paese, precisamente in località Pistelli, ove dopo aver collocato a terra un fuso e un grosso gomitolo di lana, divenuti entrambi di oro, li depose sopra il masso e li lasciò come ricordo alla popolazione collianese. La pietra oggi è conosciuta ancora come la “Pietra della Madonna”.

Le tracce romane

Non ci sono molti ritrovamenti archeologici che possano testimoniare l’arcaica presenza dell’uomo in queste terre; sicuramente, l’uomo è arrivato nelle zone di Colliano e limitrofe data la vicinanza con Oliveto Citra, località nota per la cultura Oliveto-Cairano, come si evince dalle numerose tombe rinvenute; si tratta generalmente di necropoli datate fra il VIII e il IV secolo a.C. Per quanto riguarda l’epoca romana, qui non ci fu una vera e propria colonia, ma diversi ritrovamenti, rinvenuti nella località predetta, a San Priscolo e alla Macchia, evidenziano la presenza di ville rustiche e necropoli, probabilmente afferenti a qualche colonia nelle vicinanze. Alcuni di essi sono stati traslati nell’aiuola pubblica che circonda la croce litica, all’ingresso del paese.

I longobardi

Prima dell’arrivo dei Longobardi, i paesi della Valle del Sele avevano subito la dominazione dei Bizantini. Queste terre rimasero sotto il dominio bizantino fino a quando nel 591, per ordine di Agilulfo (re longobardo), il figlio Adaloaldo, a capo di un grosso esercito, coadiuvato da Arechi conquistò Conza e tutte le terre annesse. Il nuovo principe longobardo diede un assetto definitivo al ducato di Benevento, fortificò Conza e la scelse quale capoluogo di una parte considerevole del suo dominio. Il ducato di Benevento fu diviso in diversi distretti ed a capo di ognuno vi era un funzionario o “Gastaldo” che poi prese il nome di Conte, mentre a capo dei vari paesi periferici vi erano gli “Sculdasci”.

In seguito, vi furono diverse lotte intestine al ducato per la designazione della capitale (e del potere) tra Benevento e Salerno, soprattutto tra i due conti Siconolfo e Radelchi, che venne risolta con l’intervento dell’imperatore che decretò la divisione tra i due principati che ebbero, da quel momento, due signori. Colliano rientrava nel principato di Salerno. Nonostante la pace, tra i due Principati vi furono sempre lotte e le nostre terre furono teatro di violenze e distruzioni.

Perdurando le ostilità, e Orso, conte di Conza, per difendere i suoi vassalli nell’Alta Valle del Sele, costruì diversi castelli e fortificò la linea difensiva per bloccare il passaggio ai soldati di Arechi nelle loro continue scorrerie.Ad esse si aggiunsero le violenze e le devastazioni provocate dai soldati saraceni, assoldati da ambedue i principi per combattersi a vicenda. In combattimento perirono il conte Orso e il nipote Adelchi, accorsi per affrontare i Mussulmani, che devastavano Conza e le terre dei dintorni e quindi anche queste terre. 

La scissione tra i due Principati non produsse nessun giovamento alla già tanto precaria situazione, perché l’importanza di Conza scemò, non essendo più un punto nevralgico di scambi commerciali, perse ogni interesse politico ed economico, perché tutto ruotava intorno alla città di Salerno. Nel 866 Conza fu cinta d’assedio e tutti i paesi intorno distrutti, tra cui anche Colliano. 

Fu proprio in quel periodo che gli abitanti delle pianure, a causa delle numerose scorrerie saracene, ormai stanchi e decimati, abbandonarono le loro case e cercarono un disperato rifugio in luoghi montuosi naturalmente più sicuri perché i punti di accesso erano ridotti al minimo. I contadini non erano disposti ad abbandonare i propri campi, per cui in prossimità di essi fabbricarono alcune case, vicine le une alle altre, dando così origine al Casale, oppure si rifugiarono in insediamenti difensivi, seguendo il signore longobardo nel luogo ove egli fissava la propria dimora, che in realtà era una roccaforte per lui e per tutti coloro che lo avevano seguito. 

Si presume che i contadini di Pazzano e di San Vittore siano rifugiati nella località Casale e Casalicchio, mentre quelli di Macchia e di San Priscolo si siano rifugiati presso il signore del posto, che si era installato in una piccola fortezza nella zona di Colliano, denominata Sala, che oggi comprende il luogo su cui sorge l’edificio della Scuola Media con i terreni circostanti.

La fondazione di Collianello

Quando anche i Casali e le Sale furono raggiunti dalla ferocia dei barbari, che uccisero molte persone e distrussero ogni cosa e la povera gente fu costretta a cercare rifugi più sicuri sui picchi inaccessibili. L’attuale sito di Colliano era molto rassicurante e ancor più quello di Collianello, ove, attorno ad un modesto, ma sicuro Castello, si arroccarono case e casupole in modo da formare un borgo fortificato.

Non fu un rifugiarsi confuso, ma programmato, poiché la popolazione era guidata da un capo che poi era anche il signore del luogo. I saraceni e gli arabi rimasero in Italia meridionale per circa due secoli introdussero molte innovazioni soprattutto in campo agricolo, nella produzione di spezie e stoffe. Di questo beneficiarono molto gli abitanti di Colliano, da molti anni rinomati per la produzione di seta.

Dopo l’anno mille Colliano e Collianello si ritrovarono al centro delle guerre tra i Longobardi che qui regnavano e un nuovo popolo venuto dal nord: i normanni. Il principato di Conza, così come tutta la zona circostante, era organizzato in feudi e gli assegnatari di un feudo costruivano nuovi castelli o ampliavano quelli già esistenti, nelle cui vicinanze i contadini, gli schiavi, gli uomini liberi o semiliberi, per proteggersi da pericoli esterni, edificavano le loro case in modo da formare dei piccoli villaggi.

 

Collianello e i normanni

La costruzione dei castelli continuò anche dopo la fine delle incursioni saracene e raggiunse l’apice durante il dominio normanno, perché i castelli stessi divennero i centri del potere effettivo passato nelle campagne sia ai feudatari minori, sia ai signori, che esercitavano di diritto o di fatto poteri giurisdizionali. Collianello aveva già, come si è detto prima, una struttura difensiva costruita dai signori longobardi per sfuggire all’assalto dei saraceni, ma furono i normanni a renderlo una vera e propria roccaforte militare.

 

Ogni castello era circondato da un fossato o da una palizzata per proteggere i suoi abitanti dai frequenti attacchi dei nemici. In mezzo al recinto si edificava un torrione di forma regolare che poteva svilupparsi dai due ai quattro piani, collegati tra loro da una ripida scaletta. Alle prime costruzioni più semplici se ne avvicendarono altre sempre più articolate e complesse. Dunque, oltre alla sua funzione difensiva, il castello era anche uno spazio sociale e pullulante di vita. Se il castello veniva assalito, gli assediati si difendevano, gettando dalla cinta muraria sui nemici frecce, fiaccole e catini di olio bollente.

In tutti i paesi della Valle del Sele si può ancora ammirare quello che resta degli antichi castelli.

Il castello di Collianello Ebbe una pianta rettangolare le cui dimensioni erano all’incirca di mt. 70 per 35 e ai quattro angoli vi furono quattro torri di forma irregolare. Sono ancora visibili le basi delle due torri del lato nord con quello che è rimasto dei rinforzi esterni. Sul lato nord si trovavano, fino al sisma del 1980, due sottani abbastanza ampi, che probabilmente fecero parte delle “segrete” del castello e su di essi dovevano sorgere dei vani abitativi che, risparmiati dalle ingiurie del tempo, nelle epoche più recenti, furono adibiti a sede di giustizia feudale da parte di funzionari statali e baronali (rimane infatti per quel luogo ancora la denominazione “Corte”) e agli inizi del presente secolo vi furono allocate due aule delle Scuole elementari. I suddetti vani, oggi, non esistono più e al loro posto vi sono delle scale d’accesso. 

Si tramanda poi la notizia del cedimento di una parte del muro sullo spigolo est sul finire del secolo scorso (1892), che trascino nel precipizio una quindicina di persone, accorse lì per osservare dall’alto un corteo funebre preceduto dalla banda musicale di Contursi, che per quei tempi doveva trattarsi di uno spettacolo insolito. In quella tragica caduta persero la vita otto donne.

In seguito a tale orrendo avvenimento, il muro perimetrale venne ricostruito più all’interno di qualche metro. Lo spettacolo che si gode di lassù è, a dir poco, indescrivibile, tanto è bello e suggestivo.

Sul lato opposto, di fronte al cancello d’ingresso, sul quale fu murato uno stemma con le insegne del Comune, vi è la Chie- setta detta “Cappella della Madonna del Soccorso”, ricostruita sui resti di quella antica, distrutta quasi completamente dalla furia distruttrice del terremoto del 1980. Sulla suddetta Chiesetta, circa quarant’anni fa, verso le ore 15.00 si abbatté un fulmine che spaccò le mura perimetrali e bruciò tutti i paramenti sacri e ogni altra cosa che li si trovava.

Il succitato castello fu quello che, per lunghissimo tempo, ebbe la funzione di proteggere gli abitanti di Collianello e di Colliano da tutte le incursioni nemiche.

La cosa interessante è che, per la maggior parte del borgo, la conformazione è rimasta identica a quella prefigurata dai normanni e dai cittadini locali durante questi secoli, circa mille anni fa.

Con l’avvento dei Normanni era cambiato il criterio di assegnazione dei feudi. Al feudatario non veniva più affidato un immenso possedimento di terre o intere città, perché il grosso feudo a volte veniva spezzettato e ogni parte di esso, composto da piccoli borghi o Casali, costituiva un nuovo feudo da dare in concessione.

Anche la contea di Conza, di cui Colliano faceva parte, fu smembrata e ogni paese ebbe il proprio feudatario e milite. Colliano era sotto il dominio di Roberto di Quaglietta e del milite normanno Galino. Furono proprio queste persone a determinare in modo marcato la fortificazione di Collianello e a dargli la conformazione che conserva tutt’oggi.

I primi documenti ufficiali che parlano di Colliano sono del 1200, quando il paese appare come un importante centro religioso della Valle del Sele e si trovò coinvolto in una disputa sul mulino dell’Isca di San Lorenzo. Altro documento ufficiale del 1230 racconta che la nuova feudataria di Colliano, una certa Agnese e sua figlia Giovanna vollero costruire a Colliano un ospedale per i poveri e per questo il vescovo rese tutta la popolazione esente dalla tassazione sulla macinazione del grano. Da ciò appare chiaro che Colliano non dovesse essere, all’epoca, un piccolo borgo con pochi abitanti, bensì un centro abitato piuttosto forte e organizzato e con un’autonomia propria.

Federico II quando iniziò la sua campagna di conquista nel sud Italia ebbe, come primo obiettivo, quello di fortificare i castelli e iniziò, in questa zona, con quelli di Campagna e Sicignano, per poi rivolgere la sua attenzione ai castelli dei paesi più piccoli, come quello di Collianello appunto. Inoltre, decise che ogni castello dovesse avere un proprio signore e, probabilmente, Colliano lo condivideva con la vicina Senerchia.

L’epoca angioina

Alla morte di Federico II ci furono diversi problemi dinastici e per l’individuazione di un nuovo re, questione risolta dal papa Urbano IV che chiamò in Italia Carlo d’Angiò, fratello del re di Francia per combattere tutti i discendenti di Federico II e ristabilire l’ordine.

Il principe Carlo decise che tutti i membri dell’amministrazione, partendo da signore del paese, dovessero essere francesi così nel 1268 Colliano e Senerchia vennero tolte ad Agnese e sua figlia e date a Ugone di Susa, amico intimo del re di Francia. Alla sua morte, senza eredi, i castelli di questi due paesi vennero regalati a Guido D’Alemagna, illustre personaggio dell’epoca che era già signore di molti paesi.

Con l’avvento degli angioini la condizione di queste terre peggiorò drasticamente, soprattutto per la forte tassazione che furono costretti a subire. Ad esempio, si narra che il nuovo signore di Colliano costringeva i contadini ad inviare ogni giorno a piedi uno dei propri figli, per un percorso di 10 km, solo per portare a palazzo il latte e le uova fresche e, talvolta, li costringeva a portare la capra per farla mungere li davanti a lui.

Il successore di Carlo I, Carlo II, dopo aver perso la Sicilia a causa degli Aragonesi, iniziò una riforma geografica nel sud continentale, in particolar modo divise il territorio della Campania tra i Principati Citra e Ultra, andando a disegnare, di fatto, i territori delle attuali province di Avelli e Salerno. Colliano faceva parte del principato di Citra.

Sotto Roberto d’Angiò alcuni feudi si frammentarono, ad esempio nel 1331 Collianello aveva un signore diverso e non subordinato a quello di Colliano. All’inizio del XV secolo, pian piano i vari feudi e città andarono a trasformarsi in comuni e, in ognuno di essi, c’era una università gestita dal sindaco e da altri funzionari. I paesi più piccoli, come Colliano, divennero centro di accoglienza per i forestieri e per i commercianti e nacquero diverse taverne. Una di queste antiche taverne è ancora visibile all’incrocio tra piazza Epifani e la strada che porta a Collianello.

Il XV secolo

Nel 1426 Colliano diventa un possedimento di Luigi Gesualdo e nel 1448 feudo di Antonio Sanseverino, ma dopo dieci anni ritorna ad essere della famiglia Gesualdo (e precisamente di Sansone). Un violento terremoto del 1466 distrusse tutti i paesi dell’alta valle del Sele, quindi anche Colliano. I Gesualdo restarono feudatari di Colliano fino al 1477, quando passò nelle mani di Amelio, ma con il Vicereame Colliano ritorna ad essere della famiglia Gesualdo.

Da questo momento in poi il borgo di Colliano e Collianello rimasero immutati nel tempo, continuando tranquillamente la loro vita fatta di agricoltura e pastorizia. Bene o male i signori si susseguirono pacificamente alla loro guida, fino al 1811 quando entrò a far parte del circondario di Laviano, appartenente al Distretto di Campagna del Regno delle Due Sicilie fino al 1860, anno dell’unità d’Italia.

Colliano e il brigantaggio

Da questo momento in poi il sud Italia visse un momento molto tragico. Infatti, i briganti meridionali non erano degli ex soldati borbonici che, una volta aver perso la guerra contro Garibaldi, si erano dati alla malavita tra le montagne. Loro, piuttosto, erano dei contadini che avevano perso le proprie terre e i padroni per cui lavoravano e iniziarono a fare brigantaggio o per reale necessità di farlo, o per arrecare danno a coloro che li avevano umiliati e costretti in miseria.

I briganti di Colliano, così come quelli delle terre vicine si affiliarono fin da subito alla banda di Carmine Crocco, feroce brigante natio di Rionero del Vulture. I primi briganti furono poco noti, fino ad arrivare a Giacomo Parra detto lo “Scorzese”, nato a Colliano nel 1838 e ben presto divenne caporale della banda di Gaetano Manzo. Durante la sua militanza rimase ferito ad una gamba a causa di un incendio colposo in cui fu vittima e che gli impediva quasi di camminare. Ciononostante, continuava a ricoprire il suo ruolo all’interno della banda. Fu di animo comunque molto generoso, come quando regalò molto denaro a dieci ragazze di Colliano, senza dare spiegazioni e senza chiedere niente, solo per il piacere di aiutarle. Inoltre, si racconta anche che era sempre molto generoso con i poveri e, quando incontrava tra le montagne qualcuno in difficoltà, dava sempre loro monete e oggetti d’oro solo per la voglia di aiutarli.

Dopo aver ucciso egli stesso due dei suoi capi banda perché avevano manifestato la volontà di costituirsi alla polizia, Giacomo divenne capo e veniva seguito da un gruppo di circa dieci persone. Da lì in poi commise altri crimini, come l’uccisione di alcuni suoi compagni e di un uomo che gli aveva promesso di allevare suo figlio e che, in realtà, lo aveva ucciso e una serie di furti e sequestri per racimolare denaro e cibo per tutti.

Venne ucciso insieme alla sua compagna per mano di Lisanti, un suo carissimo amico, che aveva accettato la proposta del sindaco di Ricignano: uccidere Scorzese in cambio di denaro. Morì il primo gennaio del 1867 all’età di 34 anni.

Successivamente, durante il Regno d’Italia, ha fatto parte del mandamento di Laviano, appartenente al Circondario di Campagna. Venne pesantemente colpita dal terremoto del 1980, un cataclisma che distrusse gran parte delle case nel borgo di Collianello, strade e reti di collegamento, oltre a monumenti storici e di culti molto sentiti dalla popolazione locale, come la già menzionata chiesa di Santa Maria del Soccorso.